Buon inizio settimana! Io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Oggi torno a scrivere un articolo inedito. Mi premeva infatti buttare giù un commento sulla vicenda di Jianwei Xun e Tlon (se non ne avete sentito parlare niente paura, più sotto riassumo tutto e vi lascio qualche link per approfondire oltre).
Come sempre non mi dilungo troppo qui, perché lo faccio già a sufficienza nelle righe che seguono. Vi invito però a farvi a avanti e a scrivermi cosa ne pensate di questa storia.
Intanto buona lettura!
L’affaire Xun
Nel mondo dell'editoria è scoppiato un piccolo caso la scorsa settimana. Riassumo: a gennaio era uscito per l'editore Tlon un piccolo saggio intitolato Ipnocrazia, firmato da Jianwei Xun, che la quarta di copertina e una introduzione firmata dall'editore, nonché traduttore del volume, Andrea Colamedici, presentava come un filosofo e teorico dei media originario di Hong Kong. In estrema sintesi, il volume teorizzava un nuovo sistema, reso possibile dalle tecnologie digitali, in cui il controllo si fa pervasivo, non attraverso la forza o l'oppressione, ma con forme di manipolazione sottili, attraverso suggestioni mirate a creare e a stati di coscienza alterati permanenti e a generare una percezione distorta della realtà.
Venerdì scorso l'editore ha annunciato che non esiste alcun Jianwei Xun. Il libro è stato creato da Colamedici, con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Il volume stesso, dunque, sarebbe un esercizio di ipnocrazia, perché avrebbe convinto i suoi lettori della realtà di qualcosa che non esisteva.
Se volete approfondire la cosa qui trovate il post su Instagram con cui Tlon ha annunciato la cosa. Nell'ultimo numero dell'Espresso (che dedica la copertina alla vicenda) c'è l'articolo (con intervista a Colamedici) più ampio sui retroscena dell'operazione, raccontata anche su Le Grand Continent in una intervista a "Xun" uscita lo stesso giorno (in un pezzo, però, a mio avviso con un tasso piuttosto alto di supercazzole). Ne ha scritto anche Francesco D'Isa su The Italian Review, con quella che mi pare, per quanto non sia d'accordo su tutto, l'analisi più interessante della vicenda uscita fino ad ora.
Ci tengo ad aggiungere anche un mio commento sulla questione, anche perché pure io avevo scritto a proposito di Ipnocrazia in un articolo uscito su Snaporaz qualche settimana fa. Col senno di poi sono contento di essere stato uno dei pochi a scrivere una recensione parzialmente negativa del libro. E per quanto non avevo sospettato la non-esistenza di Xun o che il libro fosse stato parzialmente scritto con l'IA, nel mio pezzo avevo già sottolineato la contraddizione di come il saggio faceva uso degli stessi meccanismi "ipnocratici" contro cui metteva in guardia, che per altro nascondevano una certa inconsistenza di fondo.
Ora, la vicenda ha due lati su cui vale la pena di riflettere. Il più interessante è quello che riguarda la scrittura tramite IA. Il caso dimostra che l'intelligenza artificiale è ormai in grado di scrivere libri di filosofia originali? Forse. Ma ovviamente per dirlo bisognerebbe conoscere meglio tutto il processo di creazione, sapere quanto nel libro è frutto autonomo dell'IA e quanto sia stato ritoccato da Colamedici. La sua intervista sull'Espresso fornisce qualche informazione sui processi che hanno portato alla creazione del libro, ma mancano ancora i dettagli necessai per farsene un'idea precisa.
L'altro lato è il senso di tutta l'operazione, su cui personalmente ho grosse riserve da esprimere. Tlon la rivendica come una sorta di "esperimento culturale". Ma se di esperimento si tratta non si capisce bene cosa dovrebbe dimostrare.
La rivelazione della vera natura di Xun e del libro, infatti, nelle intenzioni non dovrebbe sconfessare le teorie contenute nel libro, ma rafforzarle, dimostrare la loro validità creando un esempio di "manipolazione percettiva": i lettori sono stati suggestionati dalla lettura del libro al punto da credere acriticamente all'esistenza di qualcuno che non esiste.
Ma se è così, personalmente trovo l'esperimento molto poco centrato e quindi del tutto inadeguato a dimostrare le sue tesi. Innanzitutto, suggestione o meno, quando mai un lettore sottopone a fact-checking un libro di filosofia? Un libro, cioè, che non contiene notizie, dati o fatti verificabili, ma solo teorie speculative. Se si voleva fare un esperimento su come le persone, davanti a una retorica sufficientemente persuasiva, siano pronte a credere alle cose senza verificarle, ci sarebbe stato bisogno di contenuti ben più concreti, per i quali il concetto di "verifica" e di "accettazione acritica" avrebbe avuto più senso.
Per quanto riguarda l'identità di Xun: se la gente prende per buono quello che c'è scritto dell'autore nella quarta di copertina e non sente il bisogno di fare verifiche non è perché è "suggestionata" da quello che legge, ma semplicemente perché riconosce una certa affidabilità a te, casa editrice. È questo il sintomo del "nuovo regime ipnocratico" di cui il libro parla? Non direi proprio. Semmai è un retaggio novecentesco quello per cui viene naturale fidarsi della "carta stampata" e in generale delle istituzioni, come le case editrici, che svolgono la funzione di mediatori culturali. Un sistema che il nuovo ordine culturale, creato dalle tecnologie digitali e dalla conseguente tendenza alla disintermediazione, sta mettendo in crisi, non rafforzando.
Mi chiedo quindi quale sia il vero senso dell'operazione. Temo che la risposta potrebbe essere molto banale: marketing. Il fatto che si sia deciso di svelare le carte proprio ora, in un momento in cui - a seguito del trend delle immagini in stile Studio Ghibli create con Chat Gpt - il dibattito intorno all'IA si è riacutizzato, rinfocolando ancora una volta l''hype, l'interesse e le resistenze intorno a questa tecnologia, mi fa propendere ulteriormente verso questa ipotesi, anche se riconosco che potrebbe essere solo un caso.
Forse la vera "suggestione ipnotica" sta qui: nel voler far passare per una acuta operazione culturale quello che poi, a conti fatti, è solo un gioco di prestigio per attirare un po' di attenzione.
Rassegna🗞️
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E per oggi è tutto.
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A presto!
Che poi di questa trasformazione della natura del potere se ne scrive da un po' e un po' dovunque (vedi i libri di dieci anni fa del superpop Byung Chul Han). Anzi, mi pare che tutto il caso sia la dimostrazione che si tratta un tema ormai banale.
Semmai, il problema non è individuare la diagnosi ma comprendere se c'è una terapia. Il potere è cambiato, e adesso?
Banalmente scrive la vecchia boomer che è in me e fatica ad accettare le novità tecnologiche che l'AI mi spaventa un po'. Sono convinta che possa avere grandi potenzialità in senso positivo, ma penso anche che diventerà sempre più importante distinguere ciò che è realizzato dall'AI e verificare ancora più accuratamente le fonti. Penso anche solo agli articoli di letteratura medica; sono sempre scrupolosa e faccio riferimento a poche ma certe fonti. Speriamo che continuino ad essere tali.