Bentrovati. Io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
È iniziata la primavera e, come ampiamente anticipato nello scorso numero, su questa newsletter arrivano un po' di novità, a partire dalla cadenza settimanale. Inutile quindi perdersi ulteriormente in preamboli, vi lascio alla lettura degli articoli che ho selezionato negli ultimi sette giorni.
Rassegna🗞️
Esistono interviste che non esistono
È ormai da un paio d'anni che mi imbatto settimanalmente in nuovi articoli che hanno al centro l'intelligenza artificiale. Ma questo ci tengo a segnalarlo perché racconta di un episodio particolarmente interessante e significativo.
Lo scorso ottobre è andata in onda sulla radio pubblica polacca una intervista a Wisława Szymborska. Sapendo che la poetessa polacca è scomparsa nel 2012 si potrebbe credere che si tratta di una "intervista impossibile" come quelle trasmesse dalla Rai dagli anni '70. Ma c'è di più: l'intera trasmissione (dai testi alle voci dei conduttori) è stata generata con l'IA.
L'articolo Szymborska forever, scritto da Giorgia Maurovich e pubblicato su Il Tascabile, analizza il caso (che ha scatenato parecchie polemiche in Polonia) e lo prende come punto di partenza per una serie di riflessioni quanto mai attuali, non solo su l'utilizzo della IA, ma anche sui problemi sollevati dalla commistione di divulgazione e intrattenimento (una questione che riguarda, ad esempio, anche le esposizioni museali) e sulla costruzione dell'identità ai tempi del digitale.
Ad aver infiammato le masse dell’intervista immaginaria con Szymborska non è quindi, come può sembrare dal botta e risposta sugli organi di stampa polacchi, una sollevazione tecnofobica derubricata da Pulit e Rusinek a reazione allergica al progresso e alla sperimentazione creativa (argomentazione che, non va dimenticato, allontana convenientemente dalla conversazione i dipendenti dimissionati senza troppe cerimonie), ma la presa di coscienza di tutti i punti ciechi che convergono in un’unica vicenda simbolica: i meriti e le zone d’ombra di un approccio alla gestione dell’istituzione culturale che dà priorità al coinvolgimento e alla generazione di contenuti da parte del bacino d’utenza, criteri mutuati dall’economia dell’attenzione e dei meccanismi algoritmici vigenti sulle piattaforme (e che, non va dimenticato, sono soggetti a principi radicalmente diversi da quelli della cultura o della pratica curatoriale); l’allarmante sussunzione di tecnologie e strategie da parte di un settore che vuole assimilare a tutti i costi cultura e intrattenimento i limiti etici di chi si occupa di fare e diffondere cultura, più che tecnologia
Siti vs Scurati
Le stroncatura è un genere del giornalismo culturale, sebbene oggi relativamente poco praticato, molto interessante. Non solo perché le stroncature sono recensioni mediamente più vivaci e divertenti da leggere, ma perché obbligano chi le scrive ad un esercizio supplementare di attenzione e arguzia. Ci si può permettere di essere generici quando si loda qualcosa, ma è obbligatorio essere molto precisi quando la si demolisce.
Per questo una stroncatura, se ben fatta, è sempre un notevole esercizio di intelligenza. Il che è particolarmente gradito quando a scrivere c'è qualcuno dotato dell'acume critico (nonché della sottile cattiveria, ma anche dell'eleganza) di Walter Siti. È il caso dell’articolo che vi segnalo: Antonio Scurati e la passione del bondage, uscito su Snaporaz, in cui Siti affonda il bisturi in M. L'ora del destino, l'ultimo romanzo di Antonio Scurati che chiude la sua saga su Mussolini.
Scurati diffida del romanzo, genere letterario che ti porta via e che può rovinare la vita di chi lo scrive. Preferisce l’epica e la lirica, con la loro oltranza che salta a piè pari il sentimentalismo borghese. La sua epica però non può contare su valori positivi, condivisi e collettivi, come accade tradizionalmente nell’epica; è un’epica fondata sullo sdegno e l’invettiva, sull’incapacità grottesca, sul nichilismo e sulla morte insensata – un’epica negativa. Scurati è sempre stato un ottimo descrittore di battaglie e anche qui ce ne sono di raccontate benissimo; tutto però è ristretto alla dimensione bellica mentre nessun soldato, nemmeno in guerra, vive solo della guerra; Omero e Virgilio lo sapevano. Quanto alla lirica, anch’essa può portar via quanto e più del romanzo, tanti poeti suicidi lo dimostrano – ma la lirica di questo libro è esornativa, preziosa e strumentale come nel peggior barocco
Sisifo oggi
Sembra che Sisifo goda di grandissima popolarità. In Il mito di Sisifo tra gaming e cultura pop: l’assurdo è contemporaneo, Viola Stefanello firma su Siamomine una panoramica delle reinterpretazioni della figura dell'uomo condannato a spingere inutilmente un masso per l'eternità, che dalle origini nebulose del mito è arrivato ad essere protagonista di una serie infinita di meme e recentemente anche di un videogioco, passando ovviamente per Albert Camus.
Che questa immagine di fatica assurda e senza fine tocchi qualche nervo scoperto della nostra contemporaneità?
Benché a ricordare questo gioco siano principalmente gli spettatori di Twitch ossessionati dall’osservazione di emozioni forti a una distanza di sicurezza, The Game of Sisyphus è forse la più brillante e approfondita esplorazione di questo mito da anni. Per il resto, la punizione eterna di Sisifo riverbera in un milione di deconstesualizzatissime immagini in giro per il web, accompagnata quasi sempre dalla celebre frase di Camus «il faut imaginer Sisyphe heureux», che ci chiede di immaginarlo felice nell’atto di riconoscere l’assurdità della propria esistenza.
In breve
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Spiritualità e letteratura secondo sei scrittori italiani
Il mondo come dovrebbe essere, cioè quello della Pimpa
Cose mie
Questa settimana è uscito un mio nuovo articolo su Snaporaz.
Ho scritto a proposito di Ipnocrazia di Jianwei Xun, saggio recentemente pubblicato da Tlon. Il libro descrive un sistema globale (l'ipnocrazia del titolo appunto) in cui il potere, soprattutto grazie alla tecnologia e alla comunicazione "algoritmica" che passa per i social media, agisce principalmente creando e mantenendo stati di coscienza alterata nelle persone. Personaggi come Trump e Musk sarebbero i campioni di questo sistema.
Tesi interessante, ma nel mio articolo ho voluto esprimere qualche riserva sul libro di Xun: in primis che per persuadere il lettore sembra far suoi meccanismi troppo simili a quelli che analizza e critica nelle sue stesse pagine.
Per tutto il volume Xun procede più attraverso suggestioni di forte impatto che con analisi precise o lo sviluppo di un pensiero articolato. A leggerlo con distacco ci si accorge che è sempre convincente, ma non porta quasi mai veri argomenti a supporto delle proprie tesi. Il che fa sorgere il sospetto che quella che sta mettendo in piedi non sia altro che l’ennesima narrazione a cui aderire sulla spinta di una emotività sollecitata da immagini efficaci. Proprio come quelle contro cui lo stesso saggio mette in guardia.
E per oggi è tutto.
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Ci vediamo tra una settimana!
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