Ciao e bentornati. Io sono Marcello e questa, come sempre, è Caffè Letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Come è ormai abitudine, iniziamo la settimana dando un'occhiata agli articoli più interessanti apparsi online nella settimana appena trascorsa. A proposito di online, internet è comunque al centro dei nostri pensieri negli articoli della rassegna: dal web ormai antico in cui nacque una delle prime riviste culturali online, alle narrazioni di oggi che provano a raccontare coming of age impossibili nell'epoca della rete. In mezzo una delle tante ossessioni contemporanee che internet alimenta: quella per l'auto-controllo della salute.
Buona lettura!
Rassegna🗞️
Quando c’era Mostro
Rivista Stanca sta portando avanti un progetto molto interessante per mappare la storia delle riviste culturali online italiane. La settimana scorsa è stato pubblicato il primo tassello di questa ambizioso disegno: Per una storia delle riviste culturali: Mostro (2000-2005) di Giovanni Padua, che racconta di uno dei primissimi esperimenti di scrittura culturale distribuita (anche) online, attraverso la testimonianza di due che ne furono protagonisti: Gregorio Magini e Vanni Santoni.
Mostro, uscì tra il 2000 e il 2005, in un'epoca del web che è ormai remota, distribuita in formato pdf. Quasi tutto è cambiato nel frattempo, ovviamente, eppure sembra essersi mantenuta una continuità: soprattutto nelle motivazioni che spingono chi scrive a fondare riviste e ad aggregarsi intorno ad esse. Un bisogno di comunità e di confronto interpersonale inscindibili dal desiderio di scrivere e di fare cultura, che dall'epoca di Mostro (e presumibilmente anche da prima) ad oggi non è cambiato.
La società dell’auto-controllo
Secondo un rapporto di Statista del febbraio 2025, il mercato globale del settore Health Tech appare in forte crescita ‒ stimata circa al 7% annuo ‒, trainato dalla crescente domanda di soluzioni sempre più accessibili e personalizzate. Si stima che il settore possa raggiungere un fatturato di quasi 200 miliardi di dollari entro la fine del 2025. Il mercato analizzato da Statista si articola in tre segmenti principali: fitness tracking, consultazioni online e trattamenti digitali con l’uso di biosensori per diagnosi e cura. Questo trend si manifesta in larga parte nella proliferazione di applicazioni dedicate alla gestione autonoma della salute.
In questo articolo di Emanuele Nicolotti uscito sul Il Tascabile, Teorie e pratiche della stanchezza. si parla di Health tech, ovvero di tecnologia applicata alla salute, un settore che sta diventando sempre di più un anche un ricco business.
A partire dal racconto dell'esperienza dell'autore come dipendente di una start-up del settore, l'articolo mostra come l'health tech spinga verso un rapporto con la cura e il controllo della propria salute sempre più autonomo e disintermediato, che intende fare a meno delle pratiche della medicina tradizionale.
Ma più in generale, il successo e la diffusione di questi nuovi strumenti sembra essere una spia di una ossessione diffusa per l'auto-controllo e di un desiderio per un costante e infinito miglioramento di sé. Una corsa folle e senza sosta che, a lungo andare, non può avere che effetti controproducenti.
Coming of age in streaming
Che ne è dei racconti di formazione in un'epoca in cui buona parte della formazione degli adolescenti passa per internet? Una risposta la troviamo in Adolescenze in streaming dall'abisso di Sara Deon, pubblicato da Not. L'articolo analizza diversi romanzi e film contemporanei, tutti che raccontano di situazioni a loro modo estreme, adolescenze in cui la mediazione con la realtà passa attraverso internet, in un continuo consumo e produzione di immagini.
Che ne è dunque del racconto di formazione? Si direbbe che il concetto stesso di formazione, cioè di crescita, diventi impossibile. E anche la stessa possibilità del racconto si frantuma. Sembra emergere un mondo in cui tutto è visibile, ma nulla accade davvero.
In questo paesaggio, la soggettività non si forma più nel privato, ma si costruisce all’interno di un’architettura della visibilità. L’identità adolescenziale non si sviluppa proteggendosi o agendo, ma esponendosi, registrandosi, osservandosi vivere. Il trauma, inoltre, non deve più necessariamente avvenire come evento concreto: è già incorporato nella scenografia, un layer in più nella stratificazione affettiva di queste stanze da letto abitate da webcam e algoritmi.
Tutte queste opere mettono in scena un’età giovanile senza apparente accesso al tempo, né spazio d’azione o narrazione convenzionale. Il disagio adolescenziale e persino il trauma diventano un campo semantico costante e pervasivo, ricorsivamente rappresentato, estetizzato e performato. È un’adolescenza rivolta verso l’interno – sia esso uno spazio domestico, mentale o digitale –, una frontiera sospesa e in decomposizione dove l’innocenza, citando T.S. Eliot, non esplode con uno schianto, ma con un lamento.
In breve
Visto che è appena passato il Primo maggio, parliamo (ancora) di lavoro culturale
La scrittura impossibile di Tommaso Landolfi
Non ci sono più i video virali di una volta
E per oggi è tutto.
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Ci vediamo tra una settimana!