Rieccoci qui! Bentrovati. Io sono Marcello Conti e questa è come sempre Caffè Letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Torniamo dopo una pausa di una settimana, in questo periodo di festività che si accumulano l'una sull'altra. C'è stata Pasqua, Pasquetta, il 25 aprile e ora andiamo verso il Primo maggio. E io intanto mi sto già preparando per quella che anche se non è esattamente una festa è una ricorrenza che attendo ogni anno con una certa trepidazione: il Salone del Libro di Torino (a proposito, se ci andate anche voi becchiamoci lì).
Tornando alla newsletter di oggi, dato che arriva dopo due settimane dalla precedente, la rassegna è piuttosto corposa. Non mi trattengo oltre, dunque. Buona lettura!
Rassegna🗞️
Il Papa e il calcio
Credo molto nella sineddoche, non tanto come figura retorica, quanto come figura di pensiero. Parlare della parte per parlare del tutto è una strategia utile, specialmente quando il tutto è troppo grande e complesso per essere affrontato in modo soddisfacente.
In questi giorni si sta, ovviamente, parlando e scrivendo tantissimo di Papa Francesco. Del resto c'è parecchio da dire, probabilmente troppo per qualunque articolo scritto a caldo. Forse per questo, tra i tantissimi pezzi che mi sono passati sotto agli occhi, questo mi ha colpito in maniera particolare: perché funziona come sineddoche. Si tratta di Francisco, Papa futbolero di Fabrizio Gabrielli, uscito su Ultimo Uomo. Parla di quello che è stato il rapporto tra Bergoglio e il calcio. Ma se letto come sineddoche può dire molto su quello che è stato il suo papato.
Quando nel 2014, a un anno dalla sua elezione, sotto la sua egida a Roma si è disputata la Partita per la Pace, Bergoglio ha parlato del calcio come fosse il cattolicesimo, uno strumento di abbattimento delle discriminazioni, di benevolenza ecumenica. Un calcio tanto lontano da quello che il calcio era (ed è, ed è diventato sempre di più), quanto vicino alla sua idea di calcio, quella di quando era ragazzino, di quando ogni cosa, nella nostra testa come nella sua, è più povera di sfaccettature, pura, divina. Ma anche, in qualche modo, in maniera deliziosamente partitaria, campanilistica, identitaria, terrenissima: a Ronaldinho, un altro degli invitati alla partita, davanti a tutti IL PAPA ha chiesto «ma insomma, era acqua o non era acqua?», e lo ha fatto riferendosi alla presunta querelle secondo la quale il team di Bilardo, nei Mondiali del 1990, durante la partita degli ottavi contro il Brasile, avrebbe messo del Roipnol nelle borracce. Un riferimento popolarissimo, così terra terra da ottenere l’effetto contrario di elevarlo, almeno nella percezione: oh, il Papa è uno di noi, uno che da un momento all’altro ti aspetti possa intonare Brasil, decime que se siente
Ricordando Mario Vargas Llosa
Avevo aperto lo scorso numero di questa newsletter con la notizia della scomparsa di Mario Vargas Llosa. Mi aspettavo che nei giorni seguenti mi sarei imbattuto in parecchi articoli sullo scrittore peruviano, invece mi sembra che non ne siano usciti moltissimi. Tanto più prezioso, allora, sarà questo ritratto firmato da Nicola Lagioia per Lucy: Mario Vargas Llosa, grande scrittore oltre le ideologie.
Per quanto riguarda le opere, Lagioia decide saggiamente - data anche la mole non piccola della produzione romanzesca di Llosa - di concentrarsi principalmente su (anche qui per sineddoche) un unico libro: Conversazione nella Cattedrale.
Sull'uomo, invece, oltre a riassumerne la vita, si focalizza sugli aspetti ideologici e politici: nonostante un passato da socialista, a un certo punto Vargas Llosa si avvicina apertamente a posizioni liberali, che abbraccerà senza compromessi o tentativi di mediazione. Ciò ha influenzato la maniera in cui è stato recepito, soprattutto negli ultimi anni, rendendolo un «catalizzatore di smaniosi», feticcio per alcuni, bersaglio polemico per altri. Ma, come per tutti gli intellettuali degni di interessi, il suo personaggio e il suo pensiero andavano oltre gli schematismi ideologici troppo semplicistici.
Bevute fraterne e scazzottate a parte, Mario Vargas Llosa è stato davvero lo speculare di Gabriel García Márquez. Quest’ultimo costruisce un mondo pieno di meraviglia e di magia, dove il reale e l’incredibile convivono, le atmosfere sono calde, sensuali, piene di spiriti, sogni, profezie, anche nel dolore dimora uno splendore leggendario. Vargas Llosa (anche quando parte per l’Amazzonia alla ricerca del Perù arcaico dei nativi, e lo racconta) è lontano da ogni esotismo, costruisce mondi metropolitani, spesso claustrofobici, dove la lotta tra potere e individuo è impari e spietata (per “la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo” recita la motivazione del Nobel per la Letteratura, conferitogli nel 2010), l’indagine prevale sull’incantamento. Entrambi danno nuovo respiro alla forma romanzo. Ma a un certo punto sono divisi anche dalla politica
Il futuro di Stanislaw Lem
Nello scorso numero abbiamo parlato di Philip Dick. E anche a questo giro segnalo un articolo che parla di un altro grande della fantascienza del Novecento, Stanisław Lem: si tratta di Meditazioni cibernetiche di Giorgia Maurovich, pubblicato su Not.
Lo scrittore polacco fu (proprio come Dick) uno dei più grandi autori di science fiction di sempre pur dimostrando un certo scetticismo verso il genere in sé. Ma soprattutto fu colui che incarnò come pochi l'aforisma di Nabokov per cui «uno scrittore deve avere la precisione di un poeta e l’immaginazione di un scienziato».
Nei suoi scritti - sia narrativi che saggistici - immaginazione scientifica e speculazione filosofica si intrecciano, dando vita spesso a visioni che sembrano anticipare i nostri tempi e forse quelli verso cui stiamo andando. Questo è vero in maniera particolare la Summa Technologiae, libro immenso e indefinibile. Tra le sue pagine vediamo emergere idee di ciò che oggi chiamiamo intelligenza artificiale, realtà virtuale, ibridazione uomo macchina. Insomma, di ciò che stiamo vedendo trasformarsi nella nostra attualità.
La fantascienza, infatti, è sempre stata letta, venduta e analizzata come un fenomeno a sé. Il critico Darko Suvin, tra i pionieri dell’analisi letteraria della fantascienza, vede come condizione necessaria del genere un rapporto di tensione tra cognizione ed estraniamento, che spazia dai roman scientifiques ai toni sociali di utopie e distopie. Nell’esaminare l’opera di autori come Asimov, Efremov e Lem, tuttavia, Suvin ravvisa tre visioni del mondo che si distaccano non soltanto da questo luogo comune, ma anche e soprattutto dalla fiducia nell’apertura delle scienze umane tipica della fantascienza commerciale. Se tuttavia per Asimov la limitatezza degli umani costringeva il lettore a mutuare lo scoramento dell’autore, o se di converso l’ottimismo di Efremov, noto per La nebulosa di Andromeda, polemizzava apertamente con il fatalismo distopico del’epoca, l’atteggiamento di Lem trascendeva entrambe le posizioni: secondo Lem, infatti, pur nelle capacità e nelle cognizioni limitate di cui l’essere umano è provvisto, è nondimeno necessario sospendere qualsiasi criterio interpretativo, dall’antropocentrico all’escatologico, e abbracciare la fiducia nel genere umano, perché è l’unico “in grado di comprendere i propri limiti e di evolversi lentamente e dolorosamente verso un livello superiore”.
Doppelgänger in rete
Internet è un mondo abitato da doppi, copie, imitazioni, in cui spesso si finisce per non distinguere chi è l'originale e chi la copia. Lo racconta Laura Fontana in Il dilemma dei doppioni online, articolo apparso su Link.
Oltre a citare casi piuttosto evidenti di palesi doppioni tra content creator (che hanno generato dissing, quando non cause in tribunale), l'articolo mostra come questo meccanismo di imitazione continua permea il web ad ogni livello, dal micro dei singoli influencer, al macro delle piattaforme. E questo forse ci dice qualcosa sulla natura profonda del mondo-simulazione che creiamo stando online.
In breve
L'italian brain rot e l'arte della classificazione assurda
Glorie e miserie della globalizzazione
A che cosa pensiamo quando pensiamo alla letteratura
Alla ricerca dell'eterna giovinezza
Fantozzi, l'immortale
Comodino (letture in corso)📚
Ho approfittato di questo periodo di festività per leggere un po’. Ad esempio ho riattaccato con I Buddenbrook di Thomas Mann, che avevo iniziato già qualche mese ma che poi avevo messo temporaneamente un po’ da parte per via di un periodo per via di vari impegni. Grande romanzo (in tutti i sensi) che sto portando avanti con un ritmo lento.
Ci sono anche un po’ di letture fatte principalmente per lavoro, ma comunque molto interessanti. Come il recentissimo Storia della fama di Alessandro Lolli, saggio uscito qualche settimana fa per effequ (su cui ho scritto un articolo che uscirà a breve) e Conversazioni con la macchina di Valentina Tanni, breve saggio edito da Tlon che consiglio a chiunque è interessato al rapporto tra arte e Intelligenza artificiale. Io personalmente l’ho letto soprattuto in preparazione di una puntata di Linea C che sarà presto pubblicata
E per oggi è tutto.
Ti ricordo che puoi recuperare tutte le uscite precedenti qui e che se ti piace Caffè Letterato puoi supportarlo aiutandomi a farlo conoscere condividendolo, inoltrandolo, consigliandolo. E ovviamente, se non l’hai già fatto, iscrivendoti.
Ci vediamo tra una settimana!