Rieccoci qui! Come sempre io sono Marcello Conti e questo è Caffè letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Apriamo con una notizia triste: poco prima dell'invio di questa newsletter ho saputo della scomparsa di Mario Varga Llosa, scrittore peruviano, autore di molti romanzi, premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Sicuramente avremo modo di parlarne più approfonditamente nelle prossime uscite.
Oggi invece c'è una rassegna piuttosto ricca in cui si spazia da Philip Dick a Rossana Rossanda e a (perdonatemi) Edoardo Prati. A seguire qualche segnalazione di cose mie.
Ultimo annuncio prima di iniziare: la settimana prossima la newsletter si prende una piccola pausa pasquale, quindi dopo questa ci si vede tra due settimane. Ma ora cominciamo!
Rassegna🗞️
Philip Dick canonico
È da poco uscito il Meridiano Mondadori dedicato a Philip K. Dick: due volumi che raccolgono una selezione della sua produzione romanzesca.
Un buon momento, quindi, per tornare ad occuparsi di uno degli scrittori di fantascienza più importanti e influenti di sempre. Tanto per cominciare vi segnalo questo lungo articolo pubblicato su Lucy: una lunga conversazione tra Andrea Cortellessa ed Emanuele Trevi (che è curatore il Meridiano e firma l'ampio saggio introduttivo).
Si parla della storia ricezione di Dick (in Italia e non solo), di come con gli anni si sia fatto strada da rappresentate di una letteratura liquidata come serie B a vero e proprio autore canonico del Novecento.
Ci si sofferma, poi, sulla sua inesauribile duplicità: genio della science fiction immensamente prolifico ma, per buona parte, insoddisfatto dal suo rimanere confinato in un genere che lui per primo svalutava. E poi l'oscillare, soprattutto nella ultima parte della sua vita, tra esperienze visionarie e mistiche e uno spirito scettico-razionalista, in un movimento che non arriva mai ad una sintesi definitiva, ma mette continuamente tutto in dubbio.
AC: In clausola alla tua introduzione citi una formula bellissima dell’Esegesi, “la vita possibile”. In fondo tutta la letteratura non è altro che l’invenzione di una vita possibile.
ET: Probabilmente l’ultima convinzione di Dick è quella che gli è passata per la testa nel momento in cui è morto. Noi non siamo altro che questo. Qualunque posizione pensiamo di prendere nella vita è invasa, beneficamente aggredita da qualcosa di esterno che ne allarga il perimetro. Ancora oggi, quando incontro persone molto giovani che leggono per la prima volta Le tre stimmate di Palmer Eldritch e Ubik, o anche Valis e La trasmigrazione di Timothy Archer, capisco che questi libri sono dei potenti congegni di liberazione.
La storia di Rossana Rossanda
Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Rossana Rossanda, una delle intellettuali più interessanti del Novecento italiano, venti dalla pubblicazione della sua autobiografia La ragazza del secolo scorso.
Questo articolo, Rossana Rossanda. Politica, memoria e rivoluzione di Franco Cimei, pubblicato su Il Tascabile, mi sembra un ottimo modo per avvicinarsi alla sua figura per almeno due motivi: innanzitutto contiene una efficace sintesi della parabola intellettuale vissuta da Rossanda nel corso della sua vita. Ma soprattutto offre una chiave interpretativa alla sua militanza, capace di sfuggire alle strettoie dell'ideologia più ortodossa attraverso la scrittura e alla rivendicazione di una prospettiva umana e personale.
Nonostante un tale curriculum, il suo rapporto con il comunismo e in particolare con il Partito comunista italiano rimarrà sempre segnato da incomprensioni, conflittualità e frustrazione. Rossanda non è mai allineata, cerca una propria strada e generalmente la cerca nei libri. Politicamente è negli scritti dei grandi teorici del comunismo eterodosso che trova i suoi riferimenti: Sartre, Lucaks, Benjamin; insieme alla redazione del Manifesto opporrà sempre un ostinato operaismo rivoluzionario al parlamentarismo del PCI; sarà tra le voci più critiche della sclerotizzazione del partito sovietico e la sua progressiva apertura al mercato, a cui opporrà la visione radicale del maoismo cinese. Rossanda non è mai allineata, anzi cerca di sfuggire costantemente alla rassicurante ortodossia del partito, la sua posizione di rilievo le permette di prendere iniziative autonome di cui spesso pagherà personalmente le conseguenze
Fenomenologia di Edoardo Prati
Segnalo questo articolo su Edoardo Prati scritto da Alice Valeria Oliveri e pubblicato su Rivista Studio, perché parte da un spunto che personalmente condivido con l'autrice del pezzo: una istintiva quanto profonda antipatia verso il giovane intellettuale-influencer, che, nato sui social, recentemente ha fatto il balzo e ha guadagnato il suo posto nelle principali istituzioni della cultura mainstream di sinistra: Che tempo che fa e Repubblica.
Oliveri individua almeno due ragioni per l'antipatia che Prati suscita: il suo essere un cosplayer di intellettuale, cioè di mettere in scena una versione "performativa" della persona di cultura, totalmente piegata alle logiche di esibizione dei social. E poi la sua natura di "secchione" nel senso deteriore del termine: cioè non semplicemente come persona studiosa, ma piuttosto come quella che ha tendenzialmente un rapporto di condiscendenza verso il potere
Si potrebbe cominciare dalla forma. Edoardo Prati, che in questa analisi diventa simbolo di un sistema contemporaneo più che un ragazzo indubbiamente brillante, precoce e istrionico, contiene in sé tutto l’assetto performativo del postmoderno, in ciò che potremmo chiamare, senza dare giudizio di valore ma restando su una pura constatazione, un cosplayer dell’intellettuale. Di cosplayer, oggi, è pieno il mondo: non più confinati tra le mura medievali di Lucca, nell’era della riproduzione dell’oggetto che supera e fagocita la produzione dell’oggetto, anche rappresentarsi mentre si leggono i libri può avere un valore più allettante di leggerli davvero; del resto, internet abbonda di book influencer che mettono assieme deliziosi quadretti esteticamente appaganti attorno ai libri che forse leggono, di sicuro non li leggo io che li vedo tra le rose bianche, le tisane e i gatti a pelo lungo.
Il lavoro del lettore
Per chi ama gli articoli in cui si parla di scrittura, segnalo questo: Il lettore come pilota di Fabrizio Patriarca, uscito su Snaporaz.
Tratta di una questione sempre interessante: qual è il ruolo del lettore in un testo? Qui il punto è considerato restando comunque dal lato di chi scrive, e cioè: quale ruolo deve dare uno scrittore al suo lettore? E come?
Il rischio per lo scrittore che non si pone queste domande è non dare alcun ruolo, nessun lavoro da fare, al lettore. E quindi finire per spiegare tutto, cadendo nel peggior didascalismo. Ma la letteratura dovrebbe essere una «guerra alla didascalia».
Una buona scrittura è senz’altro il risultato di un’accorta valutazione delle forze in campo: qui faccio lavorare di più il lettore, qui devo lavorare più io. È un cruccio letterario antico. Oggi non siamo messi troppo bene. Proliferano scrittori autarchici che sulla pagina ti sbattono in un angolo, creano narratori dittatoriali che devono dirti tutto loro, non ti lasciano mai il giusto spazio di manovra. Per fare cosa? Be’, schierarti, per esempio. Per decidere da te come giudicare i fatti che vedi svolgersi sulla pagina. Sono scrittori che vogliono intestarsi la totalità del lavoro. Nel migliore dei casi una scrittura autarchica produce didascalia a fiotti. Nel peggiore, è una forma di censura.
In breve
Attenzione: un nuovo romanzo di Thomas Pynchon in arrivo
Storia del nudo artistico
Cose mie
Contropotere dell’amicizia
La scorsa settimana è uscito su Snaporaz questo mio articolo, che parla di 3. Un’aspirazione al fuori di Geoffroy de Lagasnerie edito in italiano da L’Orma Editore.
È un pezzo a cui tengo, perché è su un saggio che parla di temi che sento molto miei in questo periodo: l'amicizia, ma soprattutto la ricerca di uno stile di vita in cui sentirsi a proprio agio, al di là di pressioni e automatismi sociali.
Ah, nel pezzo butto lì anche la mia recente fissazione per il saggio come genere libero per eccellenza e quindi perfetto laboratorio intellettuale per giocare con le idee e le forme di esistenza
Linea C
La scorsa settimana è tornata anche Linea C.
In questa quinta puntata abbiamo chiacchierato con Alessandra Castellazzi, editor e traduttrice. Con lei abbiamo discusso di come funziona il lavoro che dà forma ai libri, a partire dall'editing. Ci siamo a lungo soffermati sulle sfide di un attività importantissima e delicata come la traduzione e del rapporto che si instaura con i testi tradotti, ma anche con i loro autori.
Puoi vedere la puntata su YouTube
Oppure ascoltarla su Spotify
A proposito di Linea C. Questa settimana registriamo a Roma un nuovo episodio live, con ospite Valetina Tanni, con cui parleremo di estetiche del web.
L’appuntamento è giovedì 17 novembre, da Spazio non Disponibile in via Vetulonia 55. Se sei dalle parti di Roma puoi venirci ad ascoltare.
E per oggi è tutto.
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Ci vediamo tra due settimane!