Buon inizio settimana! Come sempre io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Sto prendendo confidenza con le uscite a cadenza settimanale. Spero che la maggiore frequenza sia apprezzata anche da chi legge. E, anzi, invito ad approfittare di questo momento di cambiamento per scrivermi eventuali commenti, critiche, suggerimenti sulla forma attuale di questa newsletter.
Prima di lasciarvi alla rassegna (che questa settimana propone Joyce, DeLillo e romanzieri italiani contemporanei) vi segnalo anche il ritorno della rubrica sulle mie letture in corso, modificata un po' (non solo un elenco, ma anche un commentino sintetico). Ah, e poi questa settimana torna Linea C, ma ne parliamo meglio più sotto.
Buona lettura!
Rassegna🗞️
Joyce ritorna in oriente
È stata appena pubblicata la prima traduzione in cinese del Finnegans Wake di James Joyce ad opera del taiwanese Sun-chieh Liang. Impresa «ai limiti del linguaggio» vista la complessità inafferrabile del libro di Joyce, ma che per in un certo senso è anche un "ritorno a casa". Lo racconta Enrico Terrinoni sul Tascabile in La lettura mistica.
La ricchezza del linguaggio joyciano e del Finnegans Wake in particolare deriva dalla simultaneità dei significati, dalla compresenza dei sensi, che le parole possono avere e che rendono la lettura e la comprensione un processo non lineare e inesauribile.
Un modo di intendere la letteratura che pare più figlio del pensiero orientale (a cui Joyce si appassionò da giovane) che della logica occidentale.
Nel presentare al Trinity College la sua opera eccellente, Sun-chieh ha detto che leggere il Finnegans Wake di Joyce è un’esperienza “mistica”. Il commento mi ha fatto pensare allora e continua a incuriosirmi adesso, perché, senza mai averlo detto o scritto, anche io trovo che leggere quel libro situato sulla soglia dell’indicibile e ai limiti del linguaggio sia un’esperienza che ha del mistico (se per mistico intendiamo il raggiungere un piano di coscienza ampliato rispetto all’ordinario). Riflettendoci in seguito, mi sono reso conto che ogni lettura, non soltanto quella di un’opera impossibile come il Finnegans è potenzialmente un’esperienza mistica, perché ogni lettura può consentirci di accedere a un piano di consapevolezza e anche di sapienza altro da noi stessi, di fatto estendendo la sfera del nostro essere.
Romanzi di expat
Di cosa parlano i romanzi italiani che si scrivono oggi? Di tante cose ovviamente, ma guardando cosa si è pubblicato negli ultimi anni si scopre un filone piuttosto ricco che potremmo chiamare letteratura di expat: romanzi italiani ambientati in altri paesi (soprattutto europei) e che raccontano di giovani che cercano fortuna o una vita diversa all'estero, scritti da autori che vivono o hanno vissuto esperienze simili.
In Il romanzo italiano è diventato expat, pubblicato su Rivista Studio, Davide Coppo cita numerosi esempi di questa tendenza, riflette su cosa ci dice dell'Italia di oggi e soprattutto interpella diversi scrittori che hanno contribuito al filone.
Più che la distopia climatica o il romanzo “dei social”, forse è questo piccolo gruppo di libri divisi tra l’Italia e il resto della Comunità europea quello che meglio descrive l’Italia di oggi? O meglio, non tutta l’Italia: quella che vorrebbe continuare a proiettarsi in una dimensione continentale, e quella, anche, che può permettersi di farlo. Ho chiamato un po’ di queste scrittrici e questi scrittori, e ho chiesto loro: esiste un gruppo di scrittori e scrittrici italiani e italiane che sono però più europei ed europee?
Le immagini secondo DeLillo
Quarant'anni fa usciva quello che ormai è un classico assoluto della letteratura postmoderna: Rumore bianco di Don DeLillo.
Snaporaz lo ricorda con questo articolo, Lo scetticismo della fotografia di Carola Allemandi, in cui si analizza in maniera particolare la complessa riflessione sul rapporto tra immagini e realtà che intesse tutto il romanzo. Quello che DeLillo ha raccontato magistralmente è un mondo in cui tutto si trasforma in immagine e contemporaneamente è sempre più difficile vedere qualcosa
Già nel terzo capitolo, ci porta a visitare “la stalla più fotografata d’America” (così annunciata dal cartello autostradale). Giunti lì, però, vediamo solo fiumi di gente intenta a fotografare quanto descritto nell’indicazione, impedendoci di vedere la stalla. Il visibile diventa di colpo incerto e irraggiungibile: non possiamo conoscerlo tramite l’esperienza sensoriale diretta. Siamo a tutti gli effetti nell’epoca della mediazione, del sapere indiretto, e quindi, in ogni caso, fallace. «Noi non siamo qui per cogliere un’immagine, ma per perpetuarla», dice Murray a Jack una volta preso atto dell’impossibilità di poter vedere quanto stanno immagazzinando decine di obiettivi fotografici.
In breve
Il wasteocene della cultura, ovvero sulla sovrapproduzione culturale
Per chi ama gli articoli-bignami: la differenza tra filosofia analitica e filosofia continentale
A proposito di bignami: il Post spiega la manosfera
Appuntamenti
Questa settimana torna Linea C, il podcast live mio e di Franco Cimei dedicato ai protagonisti del mondo della cultura.
In questo episodio avremo come ospite Alessandra Castellazzi, traduttrice ed editor per Nero Editions. Parleremo del mondo editoriale visto da dietro le quinte, del lavoro che serve per dare forma a un libro e probabilmente anche di tante altre cose.
Registreremo la puntata mercoledì 2 aprile dalle 19:00 a Roma da Santa Libbirata - La Carretteria (via Galeazzo Alessi 96). Se siete a Roma potete passare a vederci. Per tutti gli altri, troverete presto l’episodio su YouTube e Spotify. Se nel frattempo seguite Linea C su Instagram, fate cosa gradita
Comodino (letture in corso)📚
La settimana scorsa ho finito di leggere Orbital di Samantha Harvey (NN Editore). A mio avviso un po' deludente. L'idea di base è interessantissima: raccontare una giornata qualunque di un gruppo di astronauti nella Stazione spaziale internazionale. L'operazione purtroppo è in parte rovinata da una costante ricerca del "poetico" e dell'emotivamente coinvolgente che alla lunga risulta un po' stucchevole.
Ho anche cominciato a leggere Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Quodlibet), di Giorgio Vasta, con le foto di Ramak Fazel. Saggio di viaggio che racconta l'esplorazione di ghost town e altri luoghi abbandonati nei deserti degli Stati Uniti. Lo sto leggendo anche come parte di una mia ricerca sulle forme di saggismo narrativo, di cui questo libro è un esempio molto peculiare. Devo dire che mi sta prendendo molto.
E per oggi è tutto.
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Ci vediamo tra una settimana!