Bentrovati. Io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Nelle scorse settimane sono uscite diverse cose mie che ci tenevo a segnalarvi, quindi ho deciso di incentrare il numero della newsletter su quelle. Spero perdonerete l'autoreferenzialità, comunque mitigata da una ricca rassegna che vi consiglio di spizzicarvi per bene, perché a questo contiene diverse perle.
Non mi dilungo oltre, che già sono uscito in ritardissimo. Buona lettura!
Rassegna🗞️
«Una minoranza massiccia di dementi aggressivi si sta impadronendo di tutte le leve»: l’era del terrore e della demenza
La crisi perenne dell’editoria italiana
«L’ironia sarà la nostra unica risorsa e la nostra sconfitta»
Oggetti e identità: elogio della chincaglieria
Un ricordo di Gianfranco Manfredi
Da ammiratori a protagonisti: i fandom alla ribalta
Tutti pazzi per il brutalismo
Lo scrittore e la promozione social
Cose mie
La settimana scorsa è uscito questo mio pezzo per L’Indiscreto: La vita è un gioco che non abbiamo scelto.
In genere segnalo i miei articoli senza soffermarmici troppo, per pudore e per non diventare troppo autoreferenziale. Questa volta faccio una eccezione perché si tratta di un pezzo a cui tengo particolarmente. Non solo perché è il primo che pubblico su una delle mie riviste preferite, non solo perché ci ho lavorato sopra parecchio tempo, ma anche perché mi piace pensarlo come l’inizio di qualcosa di più ampio.
Da un po’ rifletto sul gioco e soprattutto come esso possa essere utilizzato da chiave interpretativa per i fatti sociali e culturali. Sono affascinato soprattutto dall’ambivalenza di ciò che può essere considerato “come un gioco”: da una parte si può mettere l’accento sulle regole che vincolano il comportamento o sulla competitività che dividie inflessibilmente tra vincitori e sconfitti; dall’altro gioco può significare apertura alla libertà, al non previsto, al non determinato a priori. Come se sotto il segno del gioco si potesse immaginare sia una società peggiore che una migliore. Quindi dovremmo porci collettivamente la domanda: a che giochi vorremmo giocare?
Ho iniziato a studiare e riflettere su questi temi. L’articolo linkato qui sopra è una prima summa di quello che ho elaborato. Uno di quei pezzi scritti per scriverne altri.
Di recente ho scritto anche quest’altro articolo per Snaporaz: La verità postuma dell’autobiografia.
Si parla di un genere letterario, quello autobiografico, e dei suoi paradossi. E anche, sulla scorta del saggio Il narratore postumo di Sergio Zatti, come si è passati da epoche in cui «il parlare alcuno di sé medesimo pare non licito», all’autobiografismo di massa che vediamo oggi.
Podcast
Tra le altre cose è uscita pure la nuova puntata di Linea C, il podcast live che faccio insieme a Franco Cimei.
Abbiamo avuto come ospite
e ne è venuto fuori un episodio che è una discreta bomba. Si parla di letteratura di genere come insieme di forme narrative capaci di esplorare l'inumano e aprire al "fuori". Si è discusso anche di alcuni dei tanti progetti culturali in cui Kulesko è coinvolto, come la fiera Oblivion e il blog di racconti (ora diventato anche un libro) Metatron. E poi il sublime in Dragon Ball, il pessimismo filosofico, le fatiche della vita e del lavoro in ambito culturale e altro ancora.Come sempre potete vedere la puntata su YouTube
oppure ascoltarla su Spotify
Comodino (letture in corso)📚
Il valore degli oggetti. Segni, spoglie, scarti nel romanzo dell’Ottocento di Donata Meneghelli (Nottetempo)
Isole, di Nicolàs Jaar (Timeo)
Dico a te, lettore. Saggi narrativi dell’estremo contemporaneo di Marine Aubry-Morici (Il Verri)
E per oggi è tutto.
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A presto!