Bentrovati. Io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato, la newsletter su giornalismo culturale e dintorni.
Rieccoci qui con un numero bello ricco. Partiamo con la solita rassegna, poi due righe che ho scritto in seguito alla scomparsa di David Lynch, in cui non si parla tanto del suo cinema (per il quale lascio volentieri la parola a chi è più esperto di me) ma delle reazioni alla sua morte e di cosa significano. Poi, rapidamente, vi segnalo un mio articolo uscito recentemente e la nuova puntata di Linea C.
Senza ulteriori indugi, dunque, vi lascio alla lettura
Rassegna🗞️
Il ritorno del panpsichismo
Raymond Carver, il massimalista
Nel labirinto di Giorgio Manganelli
Il movimento di quelli che svuotano le vetrine delle librerie
L’invenzione del mito della cucina italiana
Ma è vero che la creatività declina con l'età?
L’ascesa della Tv dei papà
Un artista popolare
Non so se esiste una parola per descrivere quel fenomeno per cui accacade in un certo momento tutti i contenuti che sfilano nei feed dei propri social sembrano sincronizzarsi (effetto della filter bubble, certo, ma di norma anche la bolla è frammentata) e si vengono a creare quelle congiunture in cui pare che l'attenzione di tutti sia rivolta verso la stessa cosa.
Qualche giorno fa è successo con David Lynch. Nelle ore immediatamente successive alla notizia della morte in tantissimi hanno voluto lasciare una piccola traccia che testimoniasse il proprio legame con i suoi film.
Non sono qui per scrivere del cinema di Lynch, del resto ne ho una conoscenza troppo superficiale per farlo. Ma se devo condividere anche io un ricordo personale, voglio che sia di come entrai in contatto con lui molto prima di sapere chi fosse: fu con quella vecchia pubblicità della Playstation 2 che diresse nei primi anni 2000, quella che terminava con un uomo dalla testa di anatra. Forse qualcuno se la ricorderà: a me è rimasta impressa perché da bambino mi terrorizzava.
Ma, digressioni a parte, stavo parlando dello spontaneo e massiccio omaggio collettivo a cui tanti hanno aderito saputa la sua scomparsa. I più malmostosi magari avranno borbottato un "eh, tutti fan di Lynch adesso!" per procedere a inveire contro le meccaniche dei social che promuovono il conformismo e spingono ad accodarsi al trend del momento. Ma credo che chi si lancia in queste considerazioni non abbia, almeno in questo caso, colto il punto.
Per quel che posso giudicare tutti gli omaggi che ho visto mi sono sembrati genuini e sinceri, non esibizionistici. Il che mi porta al punto che mi interessa: queste reazioni alla sua scomparsa sono la dimostrazione di quanto Lynch fosse un autore popolare.
Il che è una bellissima notizia considerando il tipo di regista che era: un artista libero, che ha portato avanti la sua idea di cinema senza compromessi, che ha sempre fatto quello che voleva fare, senza regalare mai nulla al pubblico, senza paura di risultare ostico o indigesto. Eppure, a quanto pare, è stato in grado di toccare tantissime persone.
Una bellissima notizia, dicevo, perché dimostra che può esistere una autorialità pura che non sia necessariamente elitaria. È la confutazione di quel luogo comune per cui l'arte si debba per forza dividere solamente tra opere difficili e raffinate per pochi e prodotti facili e dozzinali per le masse. Una terza possibilità, un'arte non condiscendente con il pubblico, ma capace comunque di farsi amare da esso, esiste. E si spera potrà continuare ad esistere ancora a lungo, anche ora che David Lynch non c'è più.
Cose mie
Qualche giorno fa è uscito su Snaporaz il mio primo articolo dell’anno. Ho scritto a proposito di La letteratura come materia oscura, bellissimo saggio di Enrico Terrinoni, edito da Treccani, in cui si parla di "interpretazione quantistica", cioè di un modo di approcciarsi alla critica letteraria che fa propri (metaforicamente) alcuni concetti della fisica moderna come la "sovrapposizione quantistica", il "principio di indeterminazione" o la "relazionalità". Per saperne di più trovi l’articolo qui
Ah, è uscita anche la nuova puntata di Linea C.
Abbiamo avuto come ospite Elvira Del Guercio, che scrive di cinema su diverse riviste e lavora come organizzatrice in alcuni film festival. Abbiamo parlato di cinema, di cosa significa fare critica cinematografica e di tante altre cose tra cui Letterboxd e di quali sono i migliori film del 2024.
Come sempre puoi vedere la puntata su YouTube
Oppure ascoltarla su Spotify
A proposito di Linea C. Questa settimana registriamo un nuovo episodio live. Avremo come ospite Claudio Kulesko e saremo dalle 18:00 alla sede di D Editore (Roma, via dei Campani 23). Se sei a Roma e ti va di passare, ti aspettiamo
Comodino (letture in corso)📚
Il narratore postumo. Confessione, conversione, vocazione nell’autobiografia occidentale, di Sergio Zatti (Quodlibet)
The White Album, di Joan Didion (Il Saggiatore)
E per oggi è tutto.
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