#21 Materia prima
Perchè il mondo è la miniera degli scrittori (feat. Borges, Siti e Nabokov)
Bentornati. Io sono Marcello Conti e questo è Caffè Letterato, la newsletter che si occupa di giornalismo culturale e dintorni.
Oggi usciamo di sabato (questa volta è un ritardo programmato, sto testando uscite in giorni diversi per vedere quale funziona meglio) con un numero piuttosto sostanzioso.
Non perdiamo dunque tempo, vi lascio subito alla rassegna. Poi ho scritto un po' a proposito del rapporto tra arte e realtà. Ah, questa settimana è uscita anche una nuova puntata del mio podcast. Ne parlo in fondo
Rassegna 🗞️
È uscita la sestina finalista del Premio Strega 2024
A proposito di premi: Una intervista a Jon Fosse, l’ultimo Premio Nobel per la letteratura
Il pensiero di Giorgio de Santillana, tra cosmologia, mitologia e senso perduto del fato
Visto che ci sono appena state le elezioni, ecco un riassunto della storia della comunicazione politica in Italia
Restando in tema di comunicazione politica: Un ritratto di Silvio Berlusconi come archetipo, ovvero di caso in cui la narrazione prende il sopravvento sull’uomo
Rumore: vita e sopravvivenza di una rivista musicale
Il romanzo eccezionale di uno scrittore eccezionale
Un cinema ecologicamente sostenibile è ancora lontano
Materia prima
La scorsa settimana sono stato a vedere la World Press Photo Exibition 2024 al Palazzo delle Esposizioni a Roma, mostra (che, ahimè, nel frattempo si è conclusa, quindi questa è una segnalazione inutile) in cui erano esposte le fotografie premiate quest'anno dal prestigioso contest di fotogiornalismo.
Era sabato mattina, non avevo alcun impegno per tutto il giorno e quindi mi sono attardato a lungo davanti alle foto che mi avevano colpito di più. Mi sono ritrovato a pensare al talento dei bravi fotografi, al misto di prontezza e intuito con cui sono in grado di ritagliare un pezzo di realtà che sia carico di senso ulteriore, che condensa in sé significati che, per forza di cose, stanno fuori dalla cornice dell'immagini. Probabilmente quelli stessi momenti potrebbero passare davanti ai nostri occhi e noi non ci accorgeremmo del potenziale espressivo che contengono.
Mi chiedo, dunque, quale rapporto con la realtà bisogna avere per scattare fotografie simili. Non possono esserne certo, ma ho come l'impressione che bisogna invertire i fattori rispetto all'ordine che il senso comune suggerirebbe. Non "le mie foto devono servire a raccontare la realtà", ma "la realtà serve per farmi scattare le mie foto". Si tratta forse di iniziare a leggere ciò che ti circonda (la situazione, l'ambiente, la storia che vorresti raccontare) come Michelangelo vedeva i blocchi di marmo: materia grezza da cui le fotografie attendono di essere tratte.
Sono riflessioni che vengono facilmente ragionando sulla fotografia, perché è la modalità espressiva in cui (almeno apparentemente) la realtà è meno mediata. Ma forse si potrebbero applicare a qualunque forma d'espressione. Compresa la letteratura. Forse tra i talenti del grande scrittore (o anche solo dello scrittore decente) c'è un'occhio in grado di vedere tutto come possibile materiale letterario, di vedere la realtà come, innanzitutto, materia prima della letteratura.
Mi vengono mente due citazioni che già Borges (nel breve saggio Del culto dei libri, raccolto in Altre inquisizioni) aveva messo insieme. La prima è omerica, viene dall'ottavo libro dell'Odissea, dove «si legge che gli dei tessono disgrazie affinché alle future generazioni non manchi di che cantare». La seconda è di Mallarmé, per cui «il mondo esiste per approdare a un libro».
Entrambe le affermazioni dicono sostanzialmente la stessa cosa (con la differenza, notava Borges, che nei secoli che ci sono in mezzo si è passati da una cultura orale che "canta", a una della parola scritta che fa libri), cioè sono una giustificazione estetica dell'esistente: le cose capitano affinché qualcuno ne canti, il mondo c'è perché entri in un libro. Ma forse, più sottilmente, ci dicono qualcosa su come uno scrittore (o un aedo) vede la realtà. Si può ben mettere in dubbio che le disgrazie accadano perché i posteri ne cantino o che il fine del mondo sia davvero quello di diventare un libro, ma è certamente così che la deve vedere chi vuole fare letteratura.
In questi stessi giorni sto leggendo I figli sono finiti, l'ultimo romanzo di Walter Siti. Chi conosce Siti sa che è sempre stato scrittore molto attento alla contemporaneità. Ma mi sembra che in quest'ultima opera (ultima in senso assoluto, stando alle dichiarazioni dell'autore) ci sia stato un ulteriore salto di qualità: il libro richiama continuamente eventi e fenomeni reali recentissimi (pandemia, guerre, ma anche le modie, il gossip), che si intrecciano armoniosamente con le vicende dei protagonisti fittizi. Si tratta forse del romanzo più inserito nella nostra contemporaneità che abbia mai letto. Eppure non c'è mai l'impressione che Siti stia facendo della cronaca. Tutto è sempre pienamente letterario, nel senso migliore del termine.
Io credo che il trucco sia che Siti non si è mai posto l'obiettivo di "raccontare la contemporaneità", ma piuttosto che abbia sviluppatissima la capacità di vedere la contemporaneità (che poi, banalmente, non è altro che tutto ciò che ci circonda) come un portentoso materiale letterario. Ed è questo che rende lui un vero scrittore e il suo romanzo vera letteratura.
Chiudo qui con un'altra citazione, che viene Nabokov, e che forse sarebbe stata sufficiente a riassumere tutto quello che ho provato a dire nelle righe che precedono: «L'arte dello scrivere è una attività assai futile se non comporta anzitutto l'arte di vedere il mondo come potenzialità narrativa».
Podcast 🎙️
Dopo una pausa troppo lunga è uscita una nuova punta di Sottolineature, il mio podcast sulla saggistica.
In questo episodio ho avuto il piacere di chiacchierare con Giorgio Zanchini, giornalista e conduttore televisivo e radiofonico della Rai che molti di voi conosceranno per trasmissione come Radio anch’io (su Radio 1) o Quante storie (Rai 3).
Abbiamo parlato di La libreria degli indecisi, un suo saggio uscito poche settimane fa per Mondadori: un percorso attraverso opere letterarie che hanno saputo raccontare la crisi dell’uomo moderno attraverso personaggi irresoluti, dubbiosi, inquieti.
Potete ascoltare l’episodio su Spotify o su altre piattaforme come YouTube o Apple Podcasts
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E per oggi è tutto
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