Benvenuti. Prendente una tazzina e versatevi un po’ di caffè che stiamo per iniziare. Io mi chiamo Marcello Conti, sono un giornalista e questa è la mia newsletter. Parleremo di cultura, soprattutto di letteratura, ma non solo. Ogni due settimane cercherò di offrire, tra le altre cose, una selezione dei migliori pezzi di giornalismo culturale pubblicati online.
Ma prima di partire ricorda: un caffè è migliore quando è accompagnato da una chiacchierata. Quindi se ti va rispondi a questa email con commenti, pareri, spunti e cominciamo un dialogo da portare avanti nelle prossime uscite.
Il senso di un caffè (quasi un manifesto)
Partiamo dal personale. Non ho mai apprezzato le macchinette per l’espresso fatto in casa. Sono sempre rimasto fedele alla moka. L’espresso va bene fuori casa, al bancone del bar, perché entrare in un bar e ordinare un caffè ha il vantaggio di rappresentare già una deviazione rispetto a dove si sta andando o si sta facendo. In casa, invece, il caffè espresso fatto dalla macchinetta non solo è spesso scadente, ma anche troppo veloce: basta schiacciare un tasto. La moka nella sua lentezza, nella ritualità di gesti da ripetere ogni volta che impone, garantisce quello che il caffè prima di tutto dovrebbe essere: una sosta.
L’idea alla base di questa newsletter è più o meno la stessa. Si chiama “caffè” perché vorrebbe essere prima di tutto una sosta piacevole, breve ma non troppo. “Letterato” perché ci occuperemo di cultura, soprattutto di libri e letteratura. Ma è un aggettivo che non si riferisce solo ai contenuti. Letterato vorrebbe essere anche lo stile, il tono, l’atmosfera che si troverà qui. Il che non significa pedanteria o snobismo, ma piuttosto una attenzione particolare alla forma come veicolo di pensiero. Significa optare per un approccio che dia la priorità alla complessità piuttosto che all’immediatezza.
Ma dicendo caffè si può anche intendere un luogo. E vorrei che anche questa eccezione del termine fosse viva in questa newsletter. Qui mi viene in aiuto un grande intellettuale, George Steiner. In Una certa idea di Europa, un discorso tenuto nel 2003 per l’olandese Nexus Institute (poi diventato anche un piccolo volumetto) Steiner elenca una serie di cose materiali in cui si incarna la cultura europea. Ebbene, l’elenco si apre proprio con il caffè inteso come luogo di ritrovo, descritto così:
Il caffè è il luogo degli appuntamenti e delle cospirazioni, del dibattitto intellettuale e del pettegolezzo. Lo frequenta il flâneur, il poeta, il metafisico con il suo taccuino. È aperto a tutti, e al tempo stesso è un club esclusivo, una massoneria di identità politiche o artistico-letterarie. Frequentarlo implica già una scelta programmatica. Una tazza di caffè, un bicchiere di vino, un tè con il rum garantiscono un ambiente in cui lavorare, sognare, giocare a scacchi o più semplicemente starsene al caldo per l’intera giornata. È il club dello spirito e il «fermo posta» di chi non ha casa.
La massima ambizione della newsletter che state leggendo è di essere un luogo virtuale, di costruire intorno a sé una comunità, in cui si respira una atmosfera simile ai caffè europei secondo Steiner.
Rassegna 🗞️
Oppenheimer di Cristopher Nolan è il film del momento e ci ha presentato la nostra nuova ansia. No, non è la paura della bomba atomica, ma la quanxiety
Tendiamo a percepire le nostre viste come storie, ma l’esistenza non ha una natura narrativa
In tempi in cui prospera il true crime e lo storytelling intorno alle tragedie, sarà bene domandarsi: come si racconta un massacro?
Di politicamente corretto e di ruolo politico del linguaggio ne parlava già 25 anni fa David Foster Wallace
Una bella intervista (con la consueta causticità) a Guia Soncini, si parla di giornalismo e industria culturale, scrittori e lettori festival, editoria, social, nuove e vecchie generazioni
Ricordi dall’ora di educazione fisica
Nell'epoca della targhettizzazione estrema, la letteratura di consumo non può che andare verso i microgeneri
Chiudiamo con Ettore Scola che parla di quaderni
Diario di lettura 📖
Luglio 2001, Roma: tre amici intorno ai trent’anni, uniti fin dai tempi del liceo, passano un week-end insieme, tra cazzeggio, viaggi lungo il litorale laziale e una noiosa festa di compleanno. Intanto una loro amica (che coi tre protagonisti intrattiene complicati rapporti sessuali-sentimentali) è a Genova, dove si compiono le brutali repressioni delle proteste no-global che hanno reso tristemente famoso il G8 del 2001.
Fondamentalmente è questa la trama di Sola vera l’estate di Francesco Pecoraro (Ponte delle Grazie). Pochi avvenimenti e tante contorsioni mentali del quartetto di protagonisti. Si potrebbe definire un coming of age se non fosse che i personaggi hanno superato l’età adatta per i racconti di formazione e più che maturare sembrano bloccati dentro un’adolescenza, che si prolunga indefinitamente. Al centro di tutto un rapporto di amicizia (fatto di dinamiche che iniziano a logorarsi) che diventa bolla rassicurante in cui trovare rifugio da una realtà deludente e minacciosa che preme intorno e soprattutto da un «futuro non-progettabile, difficilmente gestibile, che li affascina e contro cui provano rancore, perché li trascina violentemente con sé senza dargli il tempo di capire, di organizzarsi, di prendere fiato, di guardarsi intorno».
Cose mie
Questa newsletter ha un fratello maggiore, è il podcast Sottolineature che parla di libri di saggistica attraverso lunghe conversazioni con gli autori. Da poco è uscita una nuova puntata, in cui insieme a Davide Piacenza si parla di guerre culturali, politicamente corretto e cancel culture. Potete anche recuperare tutte le altre puntate qui (il link è a Spotify, ma trovate tutti gli episodi anche su Apple podcasts e YouTube).
Per Senzadieci ho scritto una recensione di L’anno del Fuoco Segreto, interessante antologia che raccoglie curiosi esperimenti del “new weird” italian.
Per Everyeye mi sono occupato del Premio Strega 2023, Come d’aria di Ada D’Adamo
Una citazione per concludere 🖋️
Io leggo soltanto ciò di cui ho fame, nel momento in cui ne ho fame, e allora non leggo: mangio
Simone Weil
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Per oggi il caffè termina qui. Ci vediamo tra due settimane.
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Alla prossima e buone letture!